L’acufene rappresenta uno dei più comuni problemi otologici e può andare ad interferire con la qualità della vita.
I dati epidemiologici ci descrivono l’acufene come un fenomeno soggettivo difficile da valutare in modo obiettivo in quanto i rilievi acufenometrici sono basati sulle risposte del paziente.
A livello mondiale ne soffre circa il 10-20% della popolazione e coinvolge tutte le fasce di età; in prevalenza si associa all’ipoacusia che può essere di vario grado.
Il rischio aumenta decisamente con l’età e il picco si raggiunge tra i 60 e 70 anni; altri fattori di rischio sono l’esposizione a traumi acustici, sostanze tossiche, patologie metaboliche e lo stress.

La terapia
La terapia dell’acufene si basa sul concetto che il cervello è potenzialmente capace di imparare nuovi percorsi in grado di attenuarne l’impatto negativo degli acufeni.
L’obiettivo è quello di andare a decondizionare il paziente che soffre di acufeni, insegnando a dominare i fattori emozionali e andando ad attenuare il grado di consapevolezza.
Quindi lo scopo della terapia riabilitativa è quella di indurre l’abitudine alla sua percezione e cioè all’estinzione passiva.
Come viene attuato tutto questo?
Attraverso una valida terapia di sostegno con alla base un buon “counseling” e attraverso una terapia che va ad aumentare la quantità di suono a cui il paziente è esposto.
L’uso degli apparecchi acustici infatti riduce in maniera importante l’attività neurale responsabile della generazione e percezione dell’acufene.
L’integrazione negli apparecchi acustici dei suoni musicali frattali generati dallo Zen-program ha determinato un’ottima riduzione della percezione dell’acufene.